Anche le piante, in Terra dei Fuochi, portano addosso le ferite invisibili dell’inquinamento. E lo fanno al punto da ammalarsi, respirando la stessa aria contaminata che minaccia la salute umana.
Una recente ricerca scientifica, pubblicata sulla rivista Science of the Total Environment, lancia un ulteriore allarme :in Terra dei Fuochi, persino le aree considerate ‘pulite’ rivelano livelli di contaminazione comparabili a quelli delle zone più compromesse.Non ci sono confini, né rifugi sicuri.L’inquinamento qui è sistemico, si diffonde nell’aria, nel suolo, nel corpo umano – e come abbiamo già raccontato in un nostro precedente articolo, altera perfino il microbiota intestinale delle persone, cioè l’organo invisibile fondamentale per la nostra salute.
Ma torniamo alla ricerca. Il team internazionale, guidato dall’Università Federico II di Napoli e dallo Sbarro Health Research Organization di Philadelphia, ha scelto uno strumento molto sempliceper misurare l’inquinamento: un muschio della specie Scorpiurumcircinatum, capace di “registrare” quello che assorbe dall’ambiente.I ricercatori hanno inserito questo muschio in piccole sacche – le cosiddette e le hanno posizionate in sei punti diversi: dalla zona industriale di Giugliano in Campania alla campagna che circonda la Reggia di Carditello, usando l’area del Monte Faito, quale area considerata incontaminata. I muschi sono stati analizzati dopo 3, 6 e 9 settimane.
I risultati sono sconcertanti. In soli 21 giorni, i campioni provenienti sia dalla zona industriale che da quella rurale presentavano livelli di metalli pesanti, come arsenico, mercurio, piombo e cadmio, in dosi sufficienti a causare danni cellulari e stress ossidativo nelle piante. E qui arriva il dato più allarmante: le differenze tra una zona ad alto rischio e una apparentemente “pulita” erano minime. Tradotto: non esistono più luoghi davvero sicuri nella Terra dei Fuochi.
Allora la domanda che “sorge spontanea” è: se un piccolo muschio, esposto per poche settimane, sviluppa segni di sofferenza biologica, cosa succede a chi in questi luoghi ci vive, ci lavora, ci cresce, e respira quest’aria da anni?Il professor Antonio Giordano, direttore dello ricerca, mbientale, non lascia spazio a interpretazioni: “Serve una bonifica immediata e il blocco totale degli sversamenti illegali. Ogni giorno di ritardo è un danno alla salute delle nostre comunità”.
La risposta conferma quanto sostenuto dall’approccio One Health, promosso da enti internazionali come l’OMS e la FAO: la salute dell’ambiente e quella dell’uomo sono indissolubilmente legate.
Questo studio rappresenta un’ulteriore conferma della sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo in cui si condanna l’Italia per la cattiva gestione ambientale in Campania, ma si affermache “esiste un rischio imminente per la salute di chi vive in queste aree”.
La questione “Terra dei Fuochi” ormai deve diventare la priorità assoluta per chi fa politica sul territorio e per chi amministra la sanità pubblica. A noi cittadini il compito di tallonarli: non possiamo più permetterci il lusso dell’indifferenza. La salute della nostra terra è la salute di tutti noi.
di Amedeo CECERE gastroenterologo