Questo è un articolo politico, volendo trattare una serie di argomenti che si riferiscono ad un settore della vita pubblica sempre attuale e del quale tantissimi sono esperti parlando spesso a sproposito dopo aver sposato idee bellissime, fini a sé stesse, e proposto progetti dal titolo insolitamente accattivante, inattuabili nella sostanza, e grandi come un gigante dai piedi di argilla: carissimi TUTTI, è la politica del verde. Attenzione! Non la politica verde, ma del verde: pubblico e privato, cioè del verde cittadino, cioè l’insieme di iniziative che mirano a proteggere, sviluppare e gestire gli spazi verdi all’interno delle città.
Quante cose potremmo dire? Quante dovremmo dirne? La scelta è ampia come l’imbarazzo nel preferire un argomento o l’altro. Potremmo cominciare col dire che il verde pubblico, la sua distribuzione sul territorio cittadino, la scelta delle aree e la loro gestione è sempre stato un cavallo di battaglia per chiunque, in campagna elettorale, avesse voluto dedicarsi a ragionamenti di facile presa essendo tutti amanti della Natura, sempre alla ricerca di luoghi che ricordino i boschi o le praterie tralasciando, poi, le attenzioni che le specie vegetali richiedono per conservarsi in vita, per svilupparsi e per concederci quei benefici che non monetizziamo pur essendo importantissimi e indispensabili se si vive in città dove l’aria non è propriamente profumata, il calore nei periodi estivi è insopportabile, i colori appartengono generalmente alle tonalità del grigio e per sopravvivere si vorrebbe fuggire mentre si è costretti a restare per un’infinità di motivi.

L’alternativa è frequentare quelle zone che dovrebbero ricordarci la forma, la bellezza, il colore, il profumo e, perché no, il sapore di quegli ambienti che pur lontani sono ricreati in luoghi chiamati parchi o giardini, ritagliati tra le strade, le vie, le piazze, i palazzi e i monumenti: almeno, così dovrebbe essere, per rendere più sopportabili le fatiche della quotidianità. Si potrebbe camminare per le vie di Aversa, ma quanto vale passeggiare nei viali del parco Pozzi, il Parco di Aversa per antonomasia, la mattinata o il pomeriggio o la sera all’imbrunire?
Il parco Pozzi con circa 8 ettari, quasi 80000 metri quadri al centro del territorio cittadino, ha un valore inestimabile ed è un’isola con alberi, arbusti, siepi, aiuole e prati che potrebbe essere ancora più verde se solo si volesse, se solo ci fossero interessi a voler rappresentare la buona organizzazione della città attraverso la buona sistemazione del suo parco più importante, visitato, con certezza, dai molti che frequentano Aversa nel corso dell’anno per servizio, piacere o perché gli sta bene e basta. Un’isola verde, dovrebbe essere verde per davvero e non al verde per mancanza di volontà e fondi destinati all’infittimento delle zone alberate e dei filari di alberi e arbusti a confine con le strade limitrofe o alla manutenzione delle siepi per favorirne la densità e la fioritura o alla cura delle aiuole e dei prati con interventi costanti nel corso dell’anno e degli anni. Non occorre personale “altamente qualificato”, basterebbe del personale dedicato che imparerebbe, lavorando, a lavorare bene e sempre meglio con risultati sotto gli occhi di tutti coloro che, frequentando il parco, osserverebbero la bella evoluzione, apprezzando l’impegno e i frutti di quegli investimenti o capitoli di spesa, incluso anche la funzione sociale di creare posti di lavoro e aggredire le forme patologiche di disoccupazione.
La considerazione è utile se, nella frenesia dilagante degli ultimi tempi, ci si appella all’idea di forestazione urbana, dimenticando che foresta, nome collettivo, indica un insieme di tante specie arboree, arbustive ed erbacee che richiedono un luogo, o luoghi, dove essere messe a dimora e la cura necessaria per crescere in buona salute affinché svolgano i loro importantissimi compiti: fissare la CO 2, captare il particolato dall’aria che respiriamo, mitigare le temperature estreme, contrastare rumori, definire luoghi di calma psicologica. Molti alberi significa salute, ma solo se restano in vita ed efficienti. Di questo, e di altro, però, ne parleremo la prossima volta.
di Rocco Romagnoli*
*Agronomo
Nella foto: Rocco Romagnoli