Sorveglianza speciale per Filippo Capaldo: per l’Antimafia è il delfino di Michele Zagaria
Lusciano – Filippo Capaldo, nipote del boss Michele Zagaria, continua a essere considerato un soggetto socialmente pericoloso. La Corte d’Appello di Napoli, nell’estate scorsa, aveva stabilito per lui la misura della sorveglianza speciale, una decisione che ha ricevuto conferma anche dalla Cassazione, le cui motivazioni sono state rese pubbliche a fine gennaio.
I suoi legali, Giuseppe Stellato e Ferdinando Letizia, avevano impugnato il provvedimento davanti alla Suprema Corte, contestandolo su tre punti principali. Il primo riguardava un presunto errore nell’applicazione della legge e una motivazione giudicata insufficiente, ritenuta generica e carente nell’indicare chiaramente la pericolosità sociale di Capaldo. Tuttavia, la Corte ha respinto questa obiezione, sostenendo che la decisione fosse adeguatamente giustificata.
Gli altri due motivi di ricorso vertevano sulla durata della misura e sui criteri adottati per applicarla. Anche su questi aspetti la Cassazione ha ribadito che la valutazione della pericolosità sociale spetta esclusivamente al giudice di merito e non può essere oggetto di revisione in sede di legittimità.
Recentemente, Capaldo – già prosciolto da un’accusa di trasferimento fraudolento di beni aggravato dalla mafiosità – si è visto coinvolgere in un nuovo procedimento insieme al fratello Nicola. L’accusa riguarda l’intestazione fittizia di alcune proprietà, tra cui un locale a Napoli. Sebbene in un primo processo entrambi fossero stati assolti, la Cassazione ha accolto il ricorso della procura, disponendo la riapertura del caso per un nuovo giudizio.
di Mariano Scuotri