Un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha svelato il presunto condizionamento della politica locale da parte del clan Mallardo. I carabinieri del ROS hanno eseguito 25 arresti, colpendo sia esponenti della criminalità organizzata che rappresentanti delle istituzioni. L’operazione ha portato anche al sequestro di beni per milioni di euro.
Secondo le accuse, il clan Mallardo – storica organizzazione camorristica affiliata all’Alleanza di Secondigliano – avrebbe influenzato la campagna elettorale per le elezioni comunali di Giugliano del 2020, condizionando il voto e gestendo accordi con candidati e amministratori. Oltre alle interferenze politiche, il clan si sarebbe occupato anche di dirimere controversie tra privati, rafforzando il proprio controllo sul territorio.
I reati contestati agli indagati sono particolarmente gravi e includono: associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, estorsione e tentata estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori, corruzione.
Tra i destinatari delle misure cautelari figura Antonio Poziello, ex sindaco di Giugliano. Poziello fu eletto nel 2015, ma venne successivamente sfiduciato. Nel 2020 si ripresentò alla guida di una coalizione, ma venne sconfitto dall’attuale primo cittadino, Nicola Pirozzi (PD). L’ex sindaco era già finito sotto inchiesta per presunte irregolarità nell’affidamento del servizio di raccolta rifiuti urbani: in quell’occasione, la Procura di Napoli Nord aveva chiesto per lui gli arresti domiciliari, richiesta poi respinta dal giudice.
L’operazione ha portato all’esecuzione di 20 arresti in carcere e 5 ai domiciliari. Tra gli indagati ci sono anche consiglieri comunali e alcuni esponenti di rilievo del clan Mallardo.
Oltre ai provvedimenti restrittivi, la DDA di Napoli ha disposto un sequestro patrimoniale di vasta portata. Sono stati congelati rapporti finanziari, terreni, fabbricati, aziende e società per un valore di milioni di euro. Parte di questi beni e delle risorse economiche sarebbero stati destinati alla “cassa comune” del clan, usata per sostenere affiliati detenuti e le loro famiglie.
L’inchiesta rappresenta un duro colpo per il clan Mallardo e apre scenari inquietanti sul condizionamento della politica locale da parte della criminalità organizzata.
di Mariano Scuotri