Una grande festa è stato l’ultimo appuntamento della rassegna del “Pink House”. La presentazione del libro di Nicola Graziano, “Parole di Libertà”, la giusta conclusione di una prima edizione che ha meravigliato per qualità, coinvolgimento e risultati. Otto appuntamenti uno più bello dell’altro con tanta cultura, musica, spettacolo, arte. Dal 24 ottobre 2024 a ieri, 30 gennaio 2025, la grande sala del locale dei fratelli Vitale è diventata un’agorà culturale, il centro pulsante di quella città normanna che vuole celebrare il Millennio candidandosi a capitale italiana della cultura. Otto appuntamenti che hanno sorpreso forse gli stessi organizzatori perché il mix che è venuto fuori è stato perfetto, promuovendo i fratelli Vitale a novelli mecenati della cultura aversana, non solo della polacca e delle prelibatezze enogastronomiche nostrane, ma anche della nostra storia, delle nostre emergenze architettoniche ed artistiche, delle nostre tradizioni.

Ad aprire è stato il Sindaco di Aversa, Francesco Matacena, che ha mancato un solo appuntamento: anche questo aspetto va annotato, perché non secondario. Con lui, di volta in volta, Consiglieri ed Assessori, a dimostrazione che l’Amministrazione comunale ha apprezzato. Complimentandosi con i fratelli Vitale, “che hanno messo a disposizione questa bella struttura dove si è fatta musica, cultura, arte”, il primo cittadino ha ribadito “che sono questi gli argomenti importanti per la città di Aversa, città attrattiva a forte vocazione culturale”. “Ci credo fortemente in questo cammino, in questo percorso, – ha detto Matacena – ecco perché siamo pronti a sostenere tutte le prossime iniziative”.
Ai fratelli Vitale, Enzo, Angelo ed Emiliano, proprietari del Pink House, ha dedicato le giuste parole il moderatore della serata, Nicola De Chiara, chi scrive, ringraziandoli per il loro impegno, per aver dato vita ad un’iniziativa che ad Aversa “non è stata mai organizzata da un esercizio commerciale della città”. “Avete inaugurato – ha detto rivolgendosi ad Enzo ed Angelo Vitale – un nuovo modo di fare impresa, aprendo le porte alla storia ed alla cultura cittadine. E questo vi fa onore”.

E’ stato, poi, Elpidio Iorio, giornalista e direttore artistico della rassegna, a prendere la parola. “Stasera – ha detto – c’è la gioia, c’è la commozione e c’è l’entusiasmo per la conclusione di un percorso fatto con la famiglia Vitale, io mi sento parte di questa famiglia. Qualcuno di loro mi ha detto: la storia del Pink House è una storia di sentimenti, di dolore e di successo e da oggi, aggiungo io, è anche la storia di un contributo etico allo sviluppo di una città. Ma si conclude solo un primo percorso, perché sicuramente presto ne apriremo un altro. L’iniziativa è andata bene, abbiamo avuto incontri molto partecipati. Io dico solamente che certi valori, la Costituzione, l’impegno, la libertà non hanno senso se poi ciascuno di noi non li esercita dando anche un contributo. Questa rassegna è andata molto bene perché ci abbiamo messo passione ed abbiamo voluto tenerla qui anche per trasmettere ai giovani un messaggio: la necessità di un impegno, un impegno di cittadinanza attiva. Questo è il senso di tutto”.
Dopo Elpidio Iorio ha preso la parola Maurizio Pollini, neo Commendatore della Repubblica, che ha ringraziato i fratelli Vitale e coloro che hanno promosso l’evento. “Una rassegna del genere promossa da un esercizio commerciale aversano era inimmaginabile qualche anno fa – ha detto Pollini. Ecco, il Pink House, che è un’eccellenza aversana, ha contribuito a valorizzare altre eccellenze nostrane nel campo della cultura, dell’arte, della musica, perché eccellenze sono Elpidio Iorio, Nicola Graziano, Nicola De Chiara. E’ questo il messaggio positivo, secondo me, che arriva da questa iniziativa”. Ha preso, quindi, la parola la presidente regionale dell’Unicef, Emilia Narciso: “Voglio ringraziare Nicola Graziano e tutti voi per avermi coinvolta. Come posso convincervi della necessità di acquistare, di leggere, di promuovere nelle scuole questo testo? Assolvo a questo compito stasera portando con me due ragazzi, Martina Iorio, 16 anni, che fa parte del Consiglio nazionale dei ragazzi che ha sede presso l’autorità garante dell’infanzia e dell’adolescenza, ed Armando D’Agostino, un giovane che ha creato dal nulla un’associazione, “Wake Up”, e subito si è messo all’opera. Quando la Costituzione assume il suo valore più alto? Quando viviamo tempi bui come quelli di oggi, quando siamo confusi, quando ci manca lo sguardo lungo. Ed allora grazie a Nicola Graziano che la Costituzione ci invita oggi a rileggere e soprattutto a coalizzarci, adulti e ragazzi, attorno ad essa ed ai valori che esprime”. Bellissimi gli interventi dei due ragazzi che sono seguiti: si sono soffermati sui rispettivi percorsi di crescita e sul valore della nostra carta costituzionale.
E’ stato successivamente chi scrive ad introdurre l’autore ed il testo che si presentava. Dopo aver parlato di Nicola Graziano, del prestigioso curriculum, dei premi che ha ricevuto per le sue fatiche letterarie, ha parlato del testo “Parole in libertà”, della genesi e del significato più profondo di questo lavoro, “che potrebbe e dovrebbe diventare un testo di educazione civica da adottare nelle scuole italiane, nelle nostre in particolare”. De Chiara si è soffermato sulla prima parte del testo intitolata “Napoli e la Costituzione”, dove Graziano immagina un viaggio con uno scugnizzo napoletano che si trasforma in una conversazione itinerante tra i due sulla libertà, sulla scuola, sulla famiglia, sul lavoro, sui valori della nostra Costituzione, sulla bellezza, anzi sulla grande bellezza che è il segreto e l’anima della Costituzione stessa. Salutando lo scugnizzo Graziano dice, infatti, al suo giovane interlocutore: “Segui la strada della bellezza e promuovila in tutte le sue forme, così difenderai la storia, l’arte, la cultura, il paesaggio e la natura di cui è intrisa la nostra Repubblica e così, leggendo e rileggendo gli articoli della Costituzione, potrai sentirti un cittadino libero”.
“Questo non è un mio libro – ha preso la parola Nicola Graziano – ma un libro che gli altri mi hanno insegnato a scrivere. E per altri intendo tutti quelli che ho incontrato nel mio cammino. Voi, che siete qui stasera, tanti insegnanti e tanti giovani, tanti ragazzi che con le loro domande hanno creato le pagine di questo libro. Perché io sono convinto che il confronto è il senso ed il fine del cammino che nella vita si fa e che si deve fare lentamente, senza correre, riflettendo. Anche la copertina non è stata ideata da un grafico o pensata da un editore, ma è opera di un gruppo di ragazzi che, leggendo il libro, hanno immaginato una catena che viene spezzata da alcune lettere che, nell’aria, formano la parola “conoscenza”. Probabilmente hanno capito che la strada per spezzare la catena dell’ignoranza, dell’indifferenza, dell’egoismo, del malaffare, dell’illegalità è fatta di questa sola parola: conoscenza. Conoscenza significa cultura, significa confronto, significa quell’aria profonda che si respira leggendo la Costituzione, che è un fiume che scorre lento, dove diritti vecchi si confrontano con i nuovi. Ma la bellezza di questo libro è la sua incompletezza. In alcune scuole, i ragazzi hanno detto manca la parola sport o la parola droga, per cui questo libro è diventato come un cantiere aperto, che va di volta in volta migliorato e che deve trovare dei punti di sfogo come quello di questa sera, una serata importante perché siamo in un posto che ha scelto di fare cultura, perché siamo nella città in cui vivo e sappiamo quanto sia difficile essere ascoltati nella propria patria”. Un intervento bellissimo con il pubblico in religioso silenzio, in una sala gremita.

Del testo di Nicola Graziano hanno, infine, parlato l’avvocato Carlo Maria Palmiero, il giornalista Giovanni Chianelli e l’avvocato Angelo Pisani. Ognuno di loro ha messo in evidenza degli aspetti a dimostrazione che è un libro che ha moltissimo da dire e suggerisce varie letture. “Noi abbiamo bisogno delle regole. Stiamo insieme perché abbiamo delle regole. Sono provocazioni quelle di Nicola Graziano, – ha detto Palmiero – ma provocazioni che ci inducono a riflettere per capire che tipo di vita sociale noi vogliamo portare avanti. Perché se vogliamo essere credibili verso i ragazzi ai quali vogliamo indicare quali sono i valori che la Costituzione ha scelto, dobbiamo anche noi capire a che tipo di impegno ci sentiamo chiamati. E non è detto che deve essere un impegno elettivo o rappresentativo, possiamo essere chiamati anche ad un impegno etico; svolgere bene, ad esempio, il proprio lavoro significa attuare bene la propria funzione sociale”.
Una lettura straordinaria del libro è arrivata da Giovanni Chianelli. “Che fa Graziano? – afferma il giornalista de “Il Mattino”. Costruisce un impianto direi hegeliano, con una tesi e un’antitesi e, poi, offre una sintesi. Lo scugnizzo gli dice: “Sì, voi parlate, ma la Costituzione viene applicata?”. E Graziano si trova in difficoltà per la frizione che esiste tra l’enunciato costituzionale e la sua applicazione. Un esempio: l’art. 11 della Costituzione: l’Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Cioè gli italiani non vogliono la guerra. Eppure ci sono stati dei Governi che questo principio l’hanno sconfessato. Questa frizione la si vede benissimo nella seconda parte, quella dell’antitesi. C’è un paragrafo centrale, che si chiama ‘L’essere ed il dover essere’, in cui si parla della solitudine del magistrato, cioè proprio colui che esercita la giustizia si trova ogni giorno in questa frizione, tra quello che viene detto nella Costituzione e quello che i nemici di essa ti costringono ad affrontare. E poi c’è la parte finale che è una sorta di zibaldone, ma è bellissima, è il senso stesso del libro. E’ quella parte nella quale Nicola Graziano ci dice che la Costituzione è in tutti i giorni, quando attraversiamo la strada, quando andiamo a comprare qualcosa e pretendiamo lo scontrino, nell’ambiente, nella scuola. E quando non viene rispettata, a volte anche dallo Stato come ci ha ricordato la sentenza della Corte europea sulla terra dei fuochi, questo libro ci ricorda che sbagliamo e che dobbiamo viverla e ringraziare perché nel 1946 un gruppo di grandissimi intellettuali ha previsto quello che è successo decenni dopo; ricordiamo che non c’era un dibattito sull’ambiente, sui diritti civili, sugli immigrati e loro sono stati profondamente visionari”.

Una giornata indimenticabile al “Pink House”, di grandissimo spessore, chiusa dall’esibizione di un poliedrico musicista aversano come Eduardo Amirante, che si è presentato con una chitarra elettrica al posto dell’inseparabile violino, ma è stata ugualmente un’esibizione magica.
di Nicola De Chiara
Nelle foto: il tavolo dei relatori, l’intervento di Nicola Graziano, l’intervento di Carlo Maria Palmiero e l’intervento di Giovanni Chianelli