Una serata magica, una serata di grande cultura quella che si è tenuta il 23 gennaio presso il Pink House di Aversa. Con un pubblico numeroso, qualificato ed attento. La ciliegina sulla torta di una rassegna che è già storia anche se è solo alla prima edizione. Musica, arte, cultura, spettacolo si sono alternati dal 24 ottobre scorso nel locale dei fratelli Vitale con l’asticella che si è alzata ad ogni appuntamento. Una rassegna che vedrà la sua conclusione il 30 gennaio con la presentazione del libro di Nicola Graziano, “Parole di Libertà”. La giusta conclusione del mega evento del Pink House che ospiterà uno dei promotori della rassegna, il magistrato Graziano, già protagonista il 12 dicembre del dialogo per la pace con il Vescovo di Aversa, Angelo Spinillo.
Marco Zurzolo, sassofonista, compositore napoletano e scrittore, ha richiamato al Pink House tanta gente, impaziente di conoscere ed ascoltare da vicino uno dei musicisti più apprezzati da Pino Daniele, nonché fratello dell’indimenticato Rino Zurzolo, bassista storico dell’autore di “Napule è”.

Zurzolo è arrivato ad Aversa per presentare il suo libro «’O fischio ca nun fa paura», ma non ha resistito, alla fine, all’invito di chi scrive nelle vesti di moderatore della serata, Nicola De Chiara, di suonare il suo sax esibendosi, con gli alunni del liceo classico musicale “Cirillo”, sulle note di pezzi indimenticabili come la celebre “Terra Mia” del suo indimenticato amico.
Ad aprire la serata il padrone di casa, Angelo Vitale, che ha ringraziato, anche a nome dei fratelli Enzo ed Emiliano, tutti gli intervenuti. E’ stato, poi, Elpidio Iorio, Direttore artistico e vera anima di un cartellone di grandissima qualità, ad introdurre i lavori con un intervento da par suo. “Questa città – ha detto Elpidio Iorio – ha un nome, connessione. Noi abbiamo connesso il territorio, abbiamo connesso il bello del territorio, abbiamo connesso la scuola. E’ bastata una telefonata al prof. Baldini per avere qui stasera i promettenti musicisti del liceo classico musicale “Cirillo”. Questa serata è costata, voglio dirlo, cento euro, ed allora quando non si organizzano momenti come questo vuol dire semplicemente che non c’è passione, che non c’è entusiasmo. Naturalmente bisogna avere la fortuna, come l’ho avuta io, di incontrare sul proprio percorso persone generose come i fratelli Vitale ed artisti straordinari e generosi come Marco Zurzolo”.
L’intervento di Fabrizio Perla, past presidente del Jazz Club “Lennie Tristano” di Aversa, è seguito all’intervento di Iorio. “Marco Zuzolo non è solamente un grandissimo musicista, – ha detto – è una figura poliedrica. E’ uno straordinario sassofonista che ha un timbro particolare, immediatamente riconoscibile soprattutto per noi che abbiamo orecchio, perché, come diceva un mio amico che non c’è più, i musicisti sono bravissimi a suonare, ma noi siamo abbastanza bravi ad ascoltare. Il suo spazio “Ztl” (Zurzolo Teatro Live) ha dato un serio contributo alla cultura ed all’arte, con scambi tra artisti internazionali, italiani e napoletani, diventando un luogo dove condividere interessi artistici e nuove conoscenze”. Ha poi parlato, prima, delle altre esperienze di scrittura di Zurzolo e, poi, del libro che si presentava, affermando: “Io credo che tu abbia scritto un brano musicale più che un libro, è un testo che si legge tutto d’un fiato ed ha la struttura di un brano”.
Al Pink House serata anche d’arte con l’estemporanea dal vivo del pittore e scultore Alfredo Troise, che su tela ha immortalato il monumento-simbolo di Aversa, l’arco dell’Annunziata, in una prospettiva e con colori e pennellate particolari, con il supporto di un ragazzo speciale come Tobia Cesaro.

E serata di musica con le varie esibizioni degli allievi del liceo classico e musicale “Cirillo”, bravissimi a cantare ed a suonare brani della tradizione classica napoletana e moderna.
E’ stata, poi, la volta di Piero Viti, chitarrista aversano e docente del conservatorio “Sala” di Benevento. Viti ha parlato approfonditamente del libro. “Apprezzo tanto Zurzolo, che ho incontrato giovanissimo a Ventotene” – ha esordito. “E’ un libro – ha detto – che rimanda tutto alla musica: la storia, il ritmo narrativo, la prosa. Tutto è molto musicale. E’ un sentire la vita in maniera molto musicale, raccontando della gioia, della tristezza, delle difficoltà dei protagonisti, che proprio nella musica cercano una loro identità ed una via d’uscita alle brutte situazioni che vivono”. Viti, che ha parlato anche delle tante suggestioni “napoletane” che arrivano dalla lettura del libro, come l’arte dell’arrangiarsi dei protagonisti, ha definito Zurzolo “un ambasciatore della musica napoletana e della nostra cultura”.

Ad intervenire è stato anche il Sindaco di Sant’Arpino, Ernesto Di Mattia. “Stasera dovevo essere in Comune ad una riunione di maggioranza, – ha detto – ma ho fatto bene a venire qui per vivere una fantastica serata di cultura”, complimentandosi con gli organizzatori.
Seguitissimo anche l’intervento di Giuseppe Baldini, musicista e docente del liceo classico e musicale “Cirillo” di Aversa. Baldini ha soprattutto parlato del suo istituto, dei ragazzi che si sono distinti a livello musicale collaborando con grandi orchestre e partecipando a concorsi internazionali. “I ragazzi che frequentano il nostro liceo musicale nel novanta per cento dei casi scelgono di andare in Conservatorio. Un ragazzo ha collaborato con “La Scala” di Milano. Tutto questo Aversa non lo sa – ha detto. I ragazzi che fanno musica ad Aversa sono tantissimi; dove la fanno? Quali luoghi possono frequentare? Sono una sorta di carbonari, perché è impossibile pensare che quei pochi posti del nostro liceo ed anche del conservatorio possano soddisfare la richiesta di musica che arriva da una città di musica come Aversa”.
A fine serata è arrivato anche il Sindaco, Francesco Matacena, che si è complimentato con i fratelli Vitale, capaci di creare uno spazio culturale vivo e partecipato di cui Aversa aveva bisogno, parlando ancora del suo grande sogno di vedere la città normanna candidata a capitale della cultura italiana nel 2030, nell’anno del Millennio della sua fondazione.

Marco Zurzolo ha preso la parola più volte, dimostrando di essere anche un grande comunicatore, capace di appassionare e tenere alta l’attenzione di chi ascolta, dicendo quello che pensa, andando controcorrente. Come quando ha parlato degli Showen e della musica degli anni Settanta, soprattutto, della grandezza di James Senese, definito come “colui che, forse più di Pino, ha rivoluzionato la musica. Perché è stato il primo a raccontare storie di lavoratori, il primo vero comunista, serio, non come quelli che si riempiono la bocca di essere di sinistra e poi fanno tutt’altro”. O di Mario Musella “che aveva una voce incredibile, di un livello eccezionale: era un americano? Non si sapeva”. E poi: “Vado avanti negli studi e mi innamoro di uno di voi, di un aversano, di un grande sassofonista, Tonino Balsamo. Dovete fare un festival in suo onore. Era un grande, è stato un grande musicista”. Quando ha parlato di Pino Daniele, riferendosi ad una bellissima intervista che si può trovare su Youtube, ha lasciato tutti senza parole. “Fazio – ha detto Zurzolo – fa a Pino una domanda inutile. Gli chiede: come mai sei arrivato dove sei arrivato e studi ancora dalla mattina alla sera. E Pino risponde: sembra che quando fai una cosa normale, ti prendono per un anormale. Aveva ragione, se suono uno strumento, esso si studia, altrimenti come si suona? Pino è stato per me come una bella donna. Se riuscivi a suonare con lui eri fortunato, ma non ti dovevi affezionare. Vi faccio un esempio. Io dovevo partire per una tournée con Pino, che mi dice: Tu stai cu mme. Poi il giorno dopo, mentre stavo per partire, mi telefona e mi dice: Sai, poi, si trovava Mel Collins… Come si trovava là? Però Pino era così, un traditore, ma ho suonato a Cuba con lui, con i grandi musicisti cubani dell’epoca. Nel libro ho riportato tutte le mie esperienze. Io faccio parlare, ad esempio, James che si chiama Tonino ‘o Niro. Il libro parla di me”. Un libro, quello di Zurzolo, dal titolo curioso “O fischio ca nun fa paura”, che poi rivela tutto il suo significato in quel racconto sorprendente ambientato nella Napoli incantata del 1943, dove per vivere bisognava imparare a suonare più forte delle bombe. Una serata indimenticabile per chi ha avuto la fortuna di esserci.
di Nicola De Chiara
Nelle foto: Iorio, De Chiara, Zurzolo, Vitale e Matacena; il pubblico; l’intervento di Zurzolo e mentre suona il sassofono; foto finale di gruppo.