Due uomini sono stati arrestati con l’accusa di usura ed estorsione, aggravata dal metodo mafioso, in un’operazione condotta dai carabinieri della Compagnia di Casal di Principe. Gli arresti, avvenuti grazie all’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Napoli, hanno portato alla luce una fiorente attività di prestiti usurai che ha messo in difficoltà numerose vittime.
I due arrestati erano coinvolti in un giro di prestiti ad altissimi tassi di interesse, che arrivavano fino al 40% mensile. In base alle ricostruzioni, per un prestito di soli 500 euro, i due usurai avrebbero intascato più di 13.000 euro. Le vittime di questo racket erano principalmente imprenditori in difficoltà economiche e persone in gravi condizioni, costrette ad accettare prestiti per soddisfare le esigenze quotidiane.
Le indagini hanno avuto inizio dopo l’arresto di un altro membro del clan dei Casalesi che aveva stretti legami con i due indagati. La vicinanza degli arrestati alla camorra ha reso più semplice l’imposizione di prestiti e la successiva riscossione delle somme, tramite minacce e violenza. Secondo le dichiarazioni raccolte, alcune vittime avrebbero confermato le gravi minacce ricevute, che includevano anche atti di violenza per obbligarle a restituire il denaro.
Il quadro investigativo è stato supportato da attività di intercettazione e perquisizioni, che hanno portato al sequestro di un libro mastro dettagliato. In questo registro erano annotati tutti i prestiti erogati, le somme pagate e le richieste di pagamento. Il libro mastro ha fornito agli inquirenti elementi cruciali per ricostruire l’intero giro di usura e per confermare la condotta illecita dei due arrestati.
La complicità di una terza persona, la compagna di uno degli arrestati, anch’essa indagata, ha ulteriormente aggravato la posizione dei due. La vicinanza di questi ultimi ad un noto esponente del clan dei Casalesi ha accentuato il carattere mafioso dell’attività criminosa. In questo contesto, le vittime erano ben consapevoli della gravità delle conseguenze nel caso non avessero restituito le somme, rinforzando il legame tra usura ed estorsione, spesso alimentato da minacce di morte e atti intimidatori.
L’operazione ha dimostrato ancora una volta come la camorra continui a fare affidamento sull’usura come una delle sue principali fonti di reddito. I carabinieri hanno sottolineato l’importanza di contrastare questo fenomeno che coinvolge le fasce più vulnerabili della società, confermando l’efficacia delle indagini e il determinante ruolo delle forze dell’ordine nella lotta contro la criminalità organizzata.
A margine della notizia va evidenziato che, purtroppo, le banche italiane, da tempo, sono accusate di prestare denaro solo a chi già dispone di risorse economiche, escludendo di fatto i cittadini e i commercianti in difficoltà.
Questo atteggiamento costringe molti a ricorrere agli usurai per fronteggiare le proprie necessità finanziarie. I prestiti a tassi esorbitanti, spesso legati a minacce e intimidazioni, non solo mettono in grave pericolo chi li riceve, ma alimentano anche il circuito della criminalità organizzata.
Il sistema bancario dovrebbe prendere atto di questa realtà e, con il sostegno dello Stato, intervenire per garantire l’accesso al credito a chi è in difficoltà momentanea, al fine di interrompere il legame tra usura e mafie e proteggere la società da questo cancro che è l’usura.
di Ugo Persice Pisanti