Cari lettori di Nero su Bianco, prepariamoci a festeggiare! No, non si tratta del compleanno di qualcuno. Stiamo parlando di qualcosa di ben più importante e duraturo: le nostre amate buche stradali! Ebbene sì, alcune di queste meraviglie dell’ingegneria inversa stanno per compiere 60 anni. Un traguardo che merita sicuramente attenzione.
Aversa è una città sempre all’avanguardia nel campo delle buche stradali. Da sempre la manutenzione stradale è considerata una forma d’arte contemporanea. Pensavate che l’arte fosse solo nei musei? Errore! È proprio sotto le vostre ruote, pronta a farvi sobbalzare ad ogni metro. Il concetto è semplice ma geniale: invece di rimuovere le vecchie caditoie di via Orabona e installarle al nuovo livello della strada, si aggiunge semplicemente nuovo asfalto allo strato sottostante. Anno dopo anno, strato dopo strato, in questo modo si crea un effetto “lasagna” che farebbe invidia anche allo chef Cannavacciuolo.
Il risultato? Percorrere via Francesco Orabona ricorda più un giro sulle montagne russe che una via di comunicazione tra l’Arco della Annunziata e l’incrocio tra via Magenta e via Costantinopoli. Ma non limitiamoci a parlare in generale. Prendiamo ad esempio la celebre “Buca del fruttivendolo”, chiamata così perché si trova nei pressi del fruttivendolo, quasi alla fine della strada. Questa buca, ricordo benissimo, era già lì quando, circa 56 anni fa, percorrevo via Orabona per andare alla scuola elementare Linguiti. Meriterebbe di diventare una vera e propria attrazione turistica, come il Grand Canyon.
Non da meno è la “Grande Depressione”, situata più o meno al centro dell’arteria. Questa caditoia, sprofondata ormai di quasi 40 centimetri rispetto al livello della strada, è diventata un vero e proprio punto di ritrovo. Gli zoologi locali hanno individuato tre nuove specie di “zoccole” che vivono esclusivamente in questo luogo unico. Ma non crediate che le nostre autorità non abbiano fatto nulla per risolvere il problema. Al contrario!
Ogni tot numero di anni, puntualmente, arrivano gli operai con i loro camion di asfalto fumante. Con la precisione di un chirurgo non vedente e la delicatezza di un elefante in una cristalleria, versano tonnellate di nuovo asfalto intorno alle caditoie, creando quello che gli esperti chiamano “effetto ciambella”. Il risultato è un dislivello ancora più accentuato, che permette ai cittadini di sperimentare l’ebbrezza delle montagne russe senza dover pagare il biglietto del luna park. Non riusciremo mai a capire quale filosofia si celi dietro questa strategia. Forse le vecchie amministrazioni pensavano al futuro.
Tra qualche secolo, quando gli archeologi dopo aver scavato in quel luogo, analizzeranno gli strati di asfalto come si fa con gli anelli di un albero potranno capire come si è “evoluta” la nostra città attraverso i sedimenti stradali. Per questo, cari lettori, non lamentiamoci delle nostre strade dissestate. Dobbiamo esserne orgogliosi! Viviamo in una città che ha elevato il concetto di “manutenzione creativa” a nuove vette (o dovremmo dire, abissi?).
La prossima volta che la ruota destra della vostra auto sparirà in una di queste voragini storiche, non disperate. Ricordate che state partecipando a un esperimento sociale e artistico di portata epocale. E se qualcuno vi chiede perché non si fa nulla per risolvere subito il problema, rispondete con un sorriso: “Risolvere subito? Ma se sono passati appena 60 anni!”
di Ugo PersicePisanti