Con l’approssimarsi del Capodanno, il Ministero dell’Interno ha emanato una direttiva rivolta ai prefetti per ampliare l’applicazione delle cosiddette “zone rosse” su scala nazionale. Sebbene ad Aversa il veglione non si terrà, poiché il sindaco ha ritenuto che non ci fossero adeguate garanzie sulla sicurezza dei partecipanti e ha cancellato l’evento con un’apposita ordinanza, sarebbe opportuno cogliere l’occasione per iniziare ad applicare questo dispositivo anche nella città normanna.
Questo strumento, infatti, è stato già sperimentato con successo, poiché punta a garantire la sicurezza urbana attraverso l’individuazione di aree critiche da cui possono essere allontanati soggetti pericolosi o con precedenti penali. La direttiva, firmata dal ministro Piantedosi, prevede che le prefetture adottino apposite ordinanze per identificare le aree urbane più esposte a fenomeni di criminalità o degrado.
Le “zone rosse” sono pensate per contesti come stazioni ferroviarie, piazze dello spaccio e zone della movida, dove si registrano episodi frequenti di microcriminalità, violenza, vandalismo, abuso di alcol e comportamenti molesti. L’obiettivo è rafforzare i controlli e prevenire situazioni di rischio per la popolazione. Per questo motivo, l’amministrazione comunale, con il sindaco in testa, dovrebbe chiedere urgentemente al prefetto di Caserta di applicare la disposizione alle principali strade della movida aversana.
Il ricorso a questo strumento si inserisce in una strategia più ampia del Viminale, volta a tutelare la fruibilità degli spazi pubblici e a contrastare fenomeni di degrado. “Le ordinanze sono particolarmente utili in contesti caratterizzati da criminalità diffusa”, sottolinea il ministero, “e consentono interventi mirati per garantire sicurezza e ordine nelle aree più frequentate dai cittadini”.
L’efficacia delle “zone rosse” è già stata dimostrata nei primi mesi di sperimentazione, durante i quali sono stati effettuati decine di migliaia di controlli e disposti centinaia di provvedimenti di allontanamento. Per Aversa, questa rappresenta un’occasione da non perdere. È fondamentale far applicare queste misure nelle zone più calde della movida, come via Seggio e via Roma, entrambe caratterizzate da un’alta concentrazione di persone e attività commerciali che somministrano alcolici.
Come noto, l’abuso di alcol e le situazioni di conflittualità in queste strade spesso sfociano in episodi di violenza o vandalismo. In queste aree, le forze dell’ordine già potevano intervenire, ma normalmente ciò avveniva solo dopo il verificarsi degli episodi violenti. Ora, invece, possono intervenire prima, con controlli mirati, allontanando chi rappresenta un rischio per la sicurezza.
Sebbene ad Aversa il Capodanno avrà una dimensione prevalentemente privata, i numerosi eventi e manifestazioni previsti nei locali pubblici e nelle abitazioni attireranno migliaia di persone dalle province di Napoli e Caserta. Bloccare i facinorosi, gli spacciatori e i violenti sfruttando le “zone rosse” rappresenterebbe un’occasione importante per prevenire episodi di disordine e garantire lo svolgimento sicuro dei festeggiamenti. Inoltre, le ordinanze non sono pensate solo per l’ultimo dell’anno: la loro durata può e deve estendersi oltre, e le esigenze di Aversa ne richiedono l’utilizzo durante tutto l’anno.
Però, per far funzionare le “zone rosse” è necessario che le forze di polizia possano identificare e allontanare individui ritenuti pericolosi sulla base di segnalazioni o precedenti per reati come furti, rapine, spaccio o detenzione abusiva di armi. Anche atteggiamenti aggressivi o molesti possono giustificare un provvedimento di allontanamento. Questo approccio, già definito come una sorta di “Daspo urbano”, permette di intervenire tempestivamente per prevenire situazioni di rischio.
Tuttavia, sorge una domanda cruciale: ci sono forze sufficienti per applicare la direttiva Piantedosi? Sebbene ogni prefettura abbia autonomia nel decidere come e dove applicare le ordinanze, per garantire ai cittadini una maggiore tranquillità nelle aree più sensibili, il problema resta quello delle risorse in termini di uomini e mezzi necessari.
Anche se le “zone rosse” si configurano come uno strumento flessibile e adattabile alle diverse realtà urbane, è necessario chiedersi: la Polizia di Stato, i Carabinieri, la Guardia di finanza e la Polizia municipale sono numericamente in grado di gestire l’enorme flusso di giovani e meno giovani che si riversano ogni fine settimana nelle strade di Aversa? Ai posteri l’ardua sentenza!
di Giuseppe Cristiano