Alzata ancora l’asticella, giovedì scorso, al sesto evento della Rassegna culturale, musicale ed artistica di PinkHouse, il locale di viale Kennedy, 94 dei fratelli Vitale in Aversa. “Per la pace e la fratellanza tra i Popoli”, la conversazione tra il magistrato Nicola Graziano ed il Vescovo di Aversa, mons. Angelo Spinillo, coordinati dall’ex docente Stefano Di Foggia, ha coinvolto il pubblico presente e si è svolta con la collaborazione dei ragazzi di “A piccoli passi”, un cammino di comunità, “che guarda al futuro con speranza ed ambizioni”, promosso dalla Diocesi di cui proprio Stefano Di Foggia è il fondatore e l’animatore principale.
La serata è stata aperta da Elpidio Iorio, Direttore artistico della Rassegna, che della stessa ha fatto un bilancio, positivo naturalmente, a più di metà percorso. Iorio ha anche ricordato l’impegno sociale del Pink House: la visita di qualche giorno fa presso il laboratorio di Aversa di sette ragazzi speciali, che sono stati pasticcieri per un giorno partecipando alla realizzazione delle polacche, ed il bellissimo progetto partito all’interno del carcere di S. Maria Capua Vetere, dove è stato allestito un laboratorio di pasticceria per produrre polacche con il coinvolgimento attivo dei detenuti.
Le domande puntuali arrivate da Sara, Martina ed altri ragazzi non hanno trovato impreparati i due autorevoli interlocutori. Spinillo e Graziano sono partiti da due visioni diverse, quella religiosa del pastore della nostra Diocesi e quella laica del magistrato, dell’uomo delle istituzioni, ma solo in apparenza perché, poi, i rispettivi interventi si sono incontrati in molti punti, anche sovrapponendosi letteralmente in alcuni passaggi. Spinillo e Graziano hanno parlato, infatti, di speranza, di testimoni della pace, di diritti, dei valori dell’uomo e della persona da riscoprire , ma entrambi sono stati d’accordo nel sottolineare che ognuno di noi può fare qualcosa nel suo piccolo per la pace, una pace che va difesa a denti stretti dalle ambizioni personali di chi comanda, dalle logiche inaccettabili legate al denaro, all’economia, alla spartizione dei territori.
Angelo Spinillo ha ringraziato per essere stato invitato ad un momento “di condivisione e di ricerca comuni”. “Il tema dello scoraggiamento di fronte ai fallimenti della pace – ha detto Il Vescovo di Aversa – è un tema molto facile da rilevare e certamente più difficile da affrontare, da risolvere. E’ vero che l’umanità presenta dei limiti, che fanno parte del nostro modo di essere, che inevitabilmente ci portano a vivere in maniera difficoltosa i rapporti tra gli esseri umani. Ma è anche vero che chi ha la speranza di costruire rapporti nuovi proprio perché li vive li propone con tutto se stesso. La speranza fa sì che ognuno di noi possa diventare un testimone, che mostra ciò in cui crede anche a fronte di dimensioni della storia che sembrano andare in tutt’altra direzione”. E porta due esempi, due testimoni eccellenti che sono andati durante la propria esistenza controcorrente. Quello dello scrittore Ignazio Silone e quello di Martin Luther King. Nel primo caso, per spiegare il pensiero di Silone, si rifà ad un racconto dello scrittore abruzzese che parla di due contadini che furono contattati da un esponente del governo per ricevere una benemerenza per aver salvato un soldato durante la guerra, accogliendolo in casa mentre questi fuggiva. Il problema era che quel soldato durante la guerra era un nemico e, quindi, i due contadini avevano compiuto un’azione negativa. Ma le cose erano cambiate, come disse l’emissario del governo, perché ‘ora quei nemici sono nostri amici e la vostra è stata perciò un’azione encomiabile’. “I due contadini, però, – spiega Spinillo – con molta libertà rifiutano ogni onorificenza, perché per loro era stato importante salvare la persona, non hanno guardato al colore della divisa”. Così come, parlando di Martin Luther King, che dedicò la sua breve vita per conquistare in America l’uguaglianza dei diritti tra bianchi e ‘negri’, Spinillo ha detto: “Quest’uomo con la sua vita, con il suo modo di essere ha testimoniato una verità che, poi, si è fatta strada”. Per Spinillo noi abbiamo bisogno di questa umanità, “di chi vive la speranza in modo concreto”.
Nicola Graziano ha esordito dicendo “che i governanti ci hanno fatto dimenticare un concetto fondamentale e cioè che l’impegno per la pace inizia quando si è in pace“. Per Graziano, infatti, la pace “è un impegno quotidiano ed è la base di partenza perché si possa esercitare quel diritto ad essere cittadini attivi e realizzare i principi all’uguaglianza, della solidarietà e dell’altruismo, e della dignità dico io, una parola che aleggia sempre in tutti gli articoli della Costituzione. Perché quando un uomo dimentica questi valori fondamentali diventa indegno e indegno è chi fa la guerra, non i soldati che vengono mandati al fronte a morire, ma chi decide la guerra, chi fa la guerra in nome dell’economia, della sopraffazione, della spartizione territoriale”. E ricorda quanto gli fu raccontato da un ex partigiano a Reggio Emilia, in occasione della presentazione di un libro. Il partigiano gli raccontò che durante la guerra aveva catturato un ufficiale tedesco e che, dopo, circa un mese, questi fu scambiato con un prigioniero italiano. “Quando – racconta quanto gli fu detto, Graziano – i due gruppi di tedeschi ed italiani si trovarono l’uno di fronte all’altro con le armi puntate la situazione sembrò degenerare, sarebbero morti quasi tutti. Ed invece si procedette allo scambio. Ma quando, dopo lo scambio, il partigiano con il prigioniero italiano si voltarono per ritornare nel proprio gruppo, si sentì uno sparo. L’ufficiale tedesco era stato ammazzato dal proprio capo perché aveva osato sopravvivere con il nemico per più di un mese ed aveva addirittura conquistato la fiducia dei nemici. Me lo raccontò con le lacrime agli occhi, lui da allora era dannato perché non aveva ancora capito perché successe. La guerra è qualcosa che striscia nell’animo umano ed è talmente invasiva che purtroppo non si riesce più a liberarsene”. “Tutto questo – afferma Graziano – fa sì che ci interroghiamo e prendiamo anche un impegno. La pace si costruisce e si mantiene quando si capisce che bisogna tendere la mano al diverso, quando la meta è la fratellanza. Non c’è bisogno di eroi, ma di tanti uomini e donne in cammino impegnati in questa direzione”.
La lezione è arrivata al pubblico ed ai ragazzi che hanno partecipato all’evento. Tanto da far dire a Martina Iorio: “Abbiamo compreso che la pace non arriva dall’alto, ma è costruita dal basso. Questa visione rappresenta il nostro pensiero ed il nostro impegno verso un futuro migliore. La pace in tanti posti nel mondo è nata nei cuori delle persone, costruita da chi ha deciso di mettere da parte le ferite per un futuro comune. La pace non è solo una questione geo-politica, è una questione umana, è la volontà di ascoltare e di vedere l’altro come nostro fratello e come nostra sorella”.
La ciliegina sulla torta è stato, poi, il concerto “Una voce per la pace”, della cantante italo-tunisina M’Barka Ben Taleb che, con la sua grande voce, ha incantato il pubblico presente. M’Barka ha cantato con Eugenio Bennato e recitato con John Turturro. È arrivata dalla Tunisia a 19 anni e i testi delle sue canzoni sono un mix di arabo, francese e napoletano. Musica mediterranea, variegata, ribelle, capace di affascinare e coinvolgere.
La rassegna di Pink House vedrà ora l’evento del 23 dicembre prossimo, che in calendario prevede la presentazione del libro di Marco Zurzolo “‘O fischio ca nun fa paura”, per chiudere giovedì 30 gennaio con la presentazione del testo “Parole in libertà” di Nicola Graziano.
di Nicola De Chiara
Nelle foto dall’alto: Iorio, Graziano, M’Barka ed Enzo Vitale; l’intervento del Vescovo di Aversa, Spinillo; l’intervento di Elpidio Iorio; l’intervento di Nicola Graziano; foto del pubblico; l’intervento di Martina Iorio e l’esibizione dell’artista italo-tunisina