Un pubblico straordinario ha gremito la sala convegni dell’Hotel del Sole di Aversa, in una serata ricca di emozioni e viva partecipazione attenta al tema dell’inconscio nelle vicende d’amore e nelle relazioni intense e passionali. La rassegna “Cinema e Psicoanalisi”, iniziativa del Rotary club “Terra Normanna”, presieduto da Carlo Maria Palmiero , condotta dallo psicologo-psicoterapeuta Pino Tartaglia, con la collaborazione della giornalista-scrittrice Chiara Tortorelli, ha proposto uno spazio di confronto e condivisione in merito al film “Prendimi l’anima” di Roberto Faenza.
Un film che ci ha fatto riflettere sul potere della relazione come cura, nonché della necessità di mettere in gioco le proprie emozioni, il proprio sentire per rendere possibile l’incontro con l’altro sia nelle relazioni affettive che di vita.
Pino Tartaglia ha sottolineato che, oggi più che mai, siamo diventati distratti e incapaci di ascoltare il mondo in cui viviamo e le persone anche le più vicine nelle relazioni quotidiane. Questo accade perché siamo costantemente impegnati a nutrire il nostro ego, cercando conferme di noi stessi, invece di aprirci all’ascolto e alla comprensione reciproca.
Il vero ascolto implica un impegno attivo nell’ascoltare senza pregiudizi, mettendo da parte le proprie opinioni e il proprio bisogno di apparire. Solo in questo modo possiamo costruire relazioni autentiche e, al contempo, crescere come individui più consapevoli ed empatici. La società odierna, in cui la comunicazione è spesso superficiale e frammentata, rischia di perdere questa capacità fondamentale, a discapito della qualità dei rapporti umani.
L’evento rotariano “Cinema e psicoanalisi” esplora la profonda connessione tra cinema come “fabbrica dei sogni” e l’inconscio umano – la psicoanalisi – attraverso immagini sensazioni e suoni, creando una via privilegiata per comprendere nel nostro interiore emozioni, desideri e dinamiche relazionali. Il film “Prendimi l’anima” di Roberto Faenza racconta la storia della relazione dello psicoanalista Carl Gustav Jung e della sua paziente Sabina Spilrein, iniziata nella Clinica psichiatrica Burgoltzli di Zurigo nel 1904, a seguito del ricovero della stessa per isteria da parte dei suoi familiari. Una relazione in cui la guarigione e la crescita umana e professionale la porterà con successo a diventare la prima psicoanalista donna riconosciuta da Freud e apprezzata a livello europeo, all’inizio del Novecento. Sabina si occupò con amore della cura dei bambini problematici prendendo l’insegnamento dei grandi maestri Jung e Freud.
Nelle foto, l’intervento di Carlo Maria Palmiero, l’intervento della giornalista-scrittrice Chiara Tortorelli e quello dello psicologo-psicoterapeuta Pino Tartaglia