Nel cuore pulsante di Aversa, dove la vita notturna dovrebbe essere sinonimo di gioia e condivisione, si consuma una storia diversa. Dopo il fine settimana, alcune strade si trasformano in un campo di battaglia urbano, costellato di resti di una festa selvaggia: bottiglie infrante, scarti di cibo, testimonianze di una movida che ha perso ogni confine tra divertimento e anarchia.
Via seggio continua a essere l’epicentro di questo caos notturno. Giovani e meno giovani si accalcano in strada trasformandola in una discarica a cielo aperto, sfidando ogni regola di convivenza civile. I residenti, stanchi e frustrati, vedono la loro qualità della vita dissolversi nelle note assordanti e nei frammenti di vetro sparsi ovunque.
Il grido di allarme degli aversani, il malcontento di un’intera comunità sembra non entrare minimamente nella testa dei nostri amministratori. La movida non è più sinonimo di aggregazione, ma è diventata una terra di conquista dove regole e rispetto sembrano concetti obsoleti. L’immagine che emerge è quella di una città ostaggio di una notte senza fine. Strade che si trasformano in piste da corsa, dove auto sfrecciano con impianti stereo a volume assordante, sfidando ogni limite di decenza. Risse che scoppiano come fuochi improvvisi, testimoniando una tensione sociale che va ben oltre il semplice divertimento.
Il sistema sembra aver perso ogni capacità di controllo. Esercizi commerciali che occupano abusivamente gli spazi pubblici, i marciapiedi trasformati in salotti a cielo aperto, gli incroci stradali intasati, i dehors che sfidano ogni regolamento. Un quadro desolante di una legalità che sembra in ritirata, lasciando campo libero al più totale disordine. I residenti, ormai esasperati, si sentono abbandonati. Le loro case, un tempo rifugio di pace, sono diventate prigioni assediate dal rumore e dal degrado. La loro richiesta è semplice: restituire alla città la sua normalità, quel tessuto sociale fatto di rispetto e convivenza che sembra essersi dissolto nelle notti aversane. Le cose da fare sono tante. Occorrono maggiori controlli, presenza continua di Carabinieri, Polizia e Polizia Municipale, insieme alla Protezione civile, installazione di altre telecamere, pesanti limitazioni al traffico il sabato sera. Bisogna attuare una strategia articolata che non sia solo repressiva, ma anche preventiva e attenta all’aspetto culturale della soluzione.
Emerge l’urgenza di ricucire lo strappo tra divertimento e rispetto, tra gioventù e responsabilità. Non si tratta di negare la voglia di socialità, ma di incanalare l’energia giovanile verso forme di aggregazione che non soffochino i diritti degli altri. La movida può essere vita, confronto, crescita, non un campo di battaglia urbano.
È assolutamente necessario riportare al centro dell’attenzione il cittadino, non il consumatore. Significa ripensare gli spazi urbani, ridisegnare le regole della convivenza, ricostruire quel patto sociale che sembra essersi frantumato come le bottiglie abbandonate nei vicoli della città normanna. Aversa attende una risposta. La sua anima più autentica, quella fatta di rispetto e appartenenza a una comunità, guarda con speranza a un cambiamento che possa restituirle la sua dignità di città.
di Giosué Principato