Una volta le galline trovarono la volpe in mezzo al sentiero.
Aveva gli occhi chiusi, la coda non si muoveva. “È morta, è morta – gridarono le galline!
Facciamole il funerale”. Difatti suonarono le campane a morto, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in fondo al prato. Fu un bellissimo funerale e i pulcini portavano i fiori.Quando arrivarono vicino alla buca la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutte le galline.
La notizia volò di pollaio in pollaio. Ne parlò perfino la radio, ma la volpe non se ne preoccupò. Lasciò passare un po’ di tempo, cambiò paese, si sdraiò in mezzo al sentiero e chiuse gli occhi. Vennero le galline di quel paese e subito gridarono anche loro: “È morta, è morta! Facciamole il funerale”.
Suonarono le campane, si vestirono di nero e il gallo andò a scavare la fossa in mezzo al
granturco. Fu un bellissimo funerale e i pulcini cantavano che si sentivano in Francia. Quando furono vicini alla buca la volpe saltò fuori dalla cassa e si mangiò tutto il
corteo.
Dopotutto, anche a Teverola c’è chi sa approfittare della memoria corta delle persone, trovando sempre il modo di tornare in scena. E ancora una volta, la comunità si ritrova spettatrice dello stesso spettacolo, un copione già visto, dove chi dovrebbe proteggere il bene comune finisce col tradire la fiducia dei cittadini.
Una storia semplice, quasi una favola. Nella storia di oggi la volpe è ben più reale e si muove con altrettanta astuzia. I fatti accaduti negli ultimi mesi hanno creato un clima tutt’altro che sereno, a causa delle vicende giudiziarie che hanno investito Teverola.
È un momento difficile per la nostra città: indagati per corruzione politici e imprenditori, poi un susseguirsi di chiacchiericci e scontri verbali tra maggioranza e opposizione.
Tutto parte da questo 27 settembre, con la notizia dell’inchiesta sulla lottizzazione Schiavone avviata dalla procura di Napoli Nord. Secondo l’accusa, alcuni degli ormai ex amministratori locali avrebbero favorito illegalmente gli interessi di alcuni imprenditori con uno scambio di favori (agevolazioni nei permessi di costruzione nell’area lottizzata in cambio di denaro e altri benefici).
Ma la storia inizia più di venti anni fa. Il protagonista assoluto è il principale indagato di oggi, affetto da delirio di onnipotenza, avido di denaro, uomo senza scrupoli e preoccupato solo ed esclusivamente di curare i propri interessi.
Lui, l’innominato, non accetta i “no” come risposta. Tra i tanti monologhi in cui sfoga la sua rabbia, smaschera se stesso e i cattivi della storia, o almeno una parte.
Siamo abituati a credere che, alla fine, i buoni vincano e i cattivi soccombano. Teverola merita il meglio; soprattutto, merita i buoni della storia!
Una domanda sorge spontanea: ma i buoni possono essere quelli che hanno contribuito alla sua “vittoria”, seppur defilati?
Teverola non è solo uno scenario, è una comunità viva, che merita un domani migliore. E per ottenerlo, è necessario che tutti, anche le galline più ingenue, riconoscano il vero volto delle volpi.
“E chi farà come quelle galline, vuol dire che non ha capito la storia”.
Da Gianni Rodari, “Il libro degli errori”.