Vogliamo parlare del nome di Aversa nell’inaugurare questa rubrica, perché l’etimologia del toponimo, anche a nostro parere, nasconde la vera storia della città. Troppo frettolosamente forse si è fatto derivare il nome di Aversa da adversa (avversa), spiegandolo con il fatto che la storia intorno all’anno Mille l’ha vista “avversa” a Napoli ed a Capua. Aversa è alle porte dei mille anni di vita. La storia la vuole fondata dai Normanni, ma abita un territorio molto più antico. Questa fu la terra degli Osci. Genti osche si dice che fondarono anche Pompei ed Ercolano e, più vicino a noi, Atella. Le Fabulae Atellanae furono rappresentate a Roma in osco.
Sono terre, le nostre, che hanno conosciuto anche la civiltà etrusca. E se si provasse che Aversa fosse Velsu, una delle dodici città etrusche sorte in Campania non ancora individuate? In fondo c’è una somiglianza di suono tra Velsu ed Aversa. Il mai dimenticato Aldo Cecere ne ha speso d’inchiostro nel tentativo di individuare degli indizi, che non sono prove ma indizi rimangono. La radice del nome Aversa potrebbe effettivamente derivare dall’estrusco vers-, fuoco, cioè terra di fuoco. Un termine per indicare un territorio come il nostro ricco di crateri, di cui alcuni non ancora spenti del tutto (come non ricordare in questi giorni di esercitazioni per il rischio vucanico il greco flegraio, che signifca ardente, poi diventato il romano phlegraeus, nome della regione vulcanica a sud ovest di Aversa, senza contare l’attuale area degli Astroni, vulcano ormai spento e che oggi ospita una riserva naturale).
Allora potremmo essere davvero di fronte alla etrusca Velsu, centro urbanizzato della terra di fuoco? Gli storici hanno tentato di spiegare anche questo. Il nome Velsu sarebbe diventato Versaro con la sostituzione della consonante l con la r e l’aggiunta di una o. Poi, per indicare questa località (Versaro) si sarebbe aggiunta al nome la preposizione at (ad), quindi at versaro che, con la caduta della dentale sorda t, diventerebbe a-versaro per arrivare, infine, ad Aversa.
Prima ancora dell’arrivo dei Normanni, il luogo dove fu fondata Aversa era indicato con il toponimo Sanctum Paullum at Averze. Nell’area dove sorge la cattedrale si dice che esistesse una cappella dedicata all’apostolo Paolo, la cui fondazione risalirebbe al passaggio di Paolo di Tarso per queste terre, nel suo viaggio verso Roma attraverso la Consolare Campana. La presenza di una cappella non prova naturalmente l’esistenza di un centro abitato ma neppure lo esclude.
Dopo l’arrivo dei Normanni, con la città già costituita in un centro di primaria importanza, Aversa ingloba l’antichissimo villaggio “Sabinianum” (Savignano) e quello di Sant’Agata. Si pensa che il villaggio Sabino sia nato con molta probabilità come ramificazione di quello vicino etrusco, in quanto poteva sopravvivere, date le ridotte dimensioni, solo grazie alla presenza di un centro abitato più grande (appunto Velsu, poi diventata Aversa).
Sono solo congetture? Forse.
Nicola De Chiara
Quando furono fatti i lavori nella chiesa dello spirito santo in pizza Cirillo furono rinvenuti a circa due metri di profondità alcuni reperti di materiale di cottura di chiara fattezza etrusca, la soprintendenza subito li prese per studiarli, io feci qualche foto ad uno di questi reperti e pubblicai su Facebook, fui subito contatto dagli archeologi e invitato a rimuovere il post. Cosa che feci in quando me lo chiese un carissimo amico.