E’ stato il muro della discordia che, all’inizio dell’anno, ha tenuto banco per settimane nella polemica politica e sulla stampa, ed ora, dopo che il suo abbattimento aveva provocato un vespaio, è ricomparso. Durante l’estate il muro del giardino di palazzo Orineti, distrutto lo scorso anno, è stato ripristinato, in tufo e alto oltre tre metri. La questione è cominciata con i lavori di restauro dell’antico palazzo nel pieno del centro storico, che avevano l’obbiettivo di ripristinare l’intera struttura e, in particolare, il giardino seicentesco da tempo abbandonato, prevedendo l’abbattimento del muro di cinta e la realizzazione di un ingresso da via Santa Marta.
Proprio quest’ultimo intervento aveva fatto gridare allo scandalo ad associazioni ed esperti, che lamentavano la distruzione di una muratura storica per far posto ad una cancellata poco rispettosa della storicità dell’area. Una polemica che era stata rinfocolata dalle accuse dell’ex consigliera comunale Eugenia D’Angelo alla passata giunta Golia, respinte con compattezza dal gruppo Pd che faceva capo all’ex vicesindaco con delega ai lavori pubblici Marco Villano, richiamando sia il parere positivo della Soprintendenza che una relazione della professoressa Danila Jacazzi che si sarebbero espresse positivamente sull’intervento. In realtà, gran parte della questione si snoda sulla interpretazione di tali pareri, poiché se la Soprintendenza prescriveva di lasciare “inalterata” la muratura per “preservare il disegno urbanistico originario”, cioè l’andamento anulare della strada, il progetto approvato dagli uffici comunali aveva interpretato in maniera elastica questa condizione, lasciando soltanto alla parte bassa del muro la leggibilità del tracciato viario, mentre la parte superiore sarebbe stata aperta, così che il giardino fosse visibile dall’esterno.
Invece è arrivato un nuovo intervento della Soprintendenza che, probabilmente sollecitata anche dal gran polverone sollevato in città, ha dato una interpretazione assai stringente delle proprie prescrizioni, stabilendo che il muro dovesse restare inalterato nella sua conformazione originale, senza compromessi innovativi, ed è stato quindi ricostruito. L’ex Assessore Villano, sentito sulla questione, difende la scelta progettuale, pur senza voler entrare in polemica con gli uffici della Soprintendenza: “Innanzitutto, la nuova relazione ci dà pienamente ragione sul fatto che quel muro non avesse alcun valore storico, essendo stato rifatto pochi anni fa, smentendo chi all’epoca fece una polemica che non aveva fondamento. Rispetto la decisione, ma io avevo un’altra idea, e sono ancora convinto che nel momento in cui si ripristina un giardino quella bellezza vada resa visibile e accessibile e non tenuta nascosta, credo che un muro più basso avrebbe rispettato il criterio della leggibilità del tracciato dell’antica cerchia muraria, senza nascondere il giardino. Peraltro, all’epoca avevamo consegnato alla Soprintendenza tutti i progetti e i grafici; era tutto noto, anche se poi non è stata la nostra amministrazione a seguire la realizzazione dei lavori”.
Ancora una volta la Soprintendenza ha dimostrato tutta la sua intransigenza, ma così si ricostruisce un muro non storico e si dà un pugno nell’occhio a quello che voleva essere il recupero al pubblico di un meraviglioso giardino.
di Salvatore de Chiara